“Settembre andiamo è tempo di migrare” … cosi inizia la poesia “I Pastori” di Gabriele D’ Annunzio, omaggio che il poeta fa all’aspetto agro-pastorale della sua terra. Anche il mio progetto nasce con l’intento di rendere omaggio alla vita nomade di questi uomini attraverso la fotografia, che fra le sue molteplici valenze ha quella del forte valore documentativo della realtà e del tempo. Le vite che io racconto, attraverso un ritratto poetico, sono quelle di uomini che, silenziosamente, imboccano nel nostro paese il malinconico viaggio dell’estinzione. I pastori transumanti, che testimoniano la loro esistenza sin dai tempi della genesi, sono, infatti, sempre più ostacolati dal sistema che sta dimezzando la presenza dell’autentica pastorizia nel nostro paese, in quanto fortemente in contraddizione con lo sviluppo urbanistico, sociale e culturale delle società moderne. Il mio progetto, però, non ha l’intenzione di denunciare la graduale perdita di un patrimonio di vita, come quello rappresentato dai pastori, ma semplicemente di congelare in istantanee, senza posizione o giudizio alcuno, il ritratto di questi uomini e delle loro vite. La pastorizia, quella autentica, che si muove a piedi e percorre ogni anno migliaia di chilometri, sottostando ancora alle stagioni e a madre natura, rievoca il fa scino di un viaggio infinito, di una libertà difficile da trovare nel mondo moderno; rappresenta ormai solo una piccola sfaccettatura dell’agricoltura del terzo millennio, ed è un mondo a se, che vive di regole proprie. Il fascino che suscitano questi uomini è qualcosa di primordiale, di innato dentro di noi, ed è quell’attrazione verso una vita vissuta nel rispetto di un legame profondo con la terra, la natura ed i loro animali. Definire un mestiere quello del pastore è riduttivo. Loro la chiamano “ La Malattia” , che li porta ad accettare una vita dura, di fatica, di sacrificio, di solitudine, di continuo moto, che essi vivono però pazientemente e rispettosamente in una speciale e rara simbiosi con la natura e gli animali.
I pastori nomadi rappresentano un patrimonio del nostro paese e dell’intera tradizione dell’uomo. In un momento storico, in cui la parola “tempo” è sempre più legata alla mancanza di quest’ultimo, la realtà della pastorizia nomade da allo scorrere inesorabile del tempo un valore e una dimensione ormai sconosciuta ed in antitesi con la società urbana, destinata sempre di più a essere vittima della frenesia del tempo.
I pastori nomadi rappresentano un patrimonio del nostro paese e dell’intera tradizione dell’uomo. In un momento storico, in cui la parola “tempo” è sempre più legata alla mancanza di quest’ultimo, la realtà della pastorizia nomade da allo scorrere inesorabile del tempo un valore e una dimensione ormai sconosciuta ed in antitesi con la società urbana, destinata sempre di più a essere vittima della frenesia del tempo.
All images © Francesca Pianzola
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bellissime foto!
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