lunedì 16 gennaio 2012

IL “VIAGGIO” DI FLAVIO PIRAS PASSA DALLA POSTA

L'artista usa anche timbri, cartoline, buste, francobolli per collocare l'opera nel tempo e nello spazio


clip_image001Flavio Piras

Timbri, cartoline, buste, francobolli… elementi che ricorrono nell'opera di Flavio Piras come un rimando costante al valore simbolico del viaggio. Secondo il diretto interessato, nato nel 1956 a Piscinas Giba (Cagliari) ma dal 1962 residente ad Asti, il gesto di “affrancare” l'opera assume “il valore centrale di convalida ad affrontare l'incerto e in qualche modo misterioso percorso che le permetterà di arrivare a destinazione”. Un gioco di rimandi -viene aggiunto in questa intervista a “Vaccari news”- con “il riguardante, messaggio che viene lanciato al mondo (pragmaticamente, spedito), che l'artista invita a recepire e che diviene al tempo stesso da esperire, attraverso la visione. In alcune composizioni, il francobollo e il timbro diventano il cuore dell'opera e per questo vengono collocati in posizione centrale rispetto allo spazio che li contiene. Entrambi sono simboli di un accreditamento che sposta l'opera dalla dimensione sospesa e onirica dell'arte in direzione del reale, collocandola nel tempo e nello spazio: il viaggio, che si realizza dentro e fuori l'opera, può ora avere inizio”.
Il principio compositivo si caratterizza appunto per l'applicazione di elementi cartacei in un supporto a sua volta di carta, sui quali imprime caratteri marchiati a fuoco o mediante timbri ad inchiostro.
L'opera si articola sul terreno dell'esplorazione attorno ai temi di forma-materia-concetto, applicati al valore del viaggio e alla trasfigurazione dei confini tangibili dell'oggetto in corrispondenze concettuali. Dal punto di vista della tecnica, rimanda ad archetipi vagamente primordiali, riscontrabili nell'utilizzo dadaista che fa dei materiali. Una forza interiore esala dalle composizioni, dando vita ad un universo di rimandi ed allusioni a tematiche, talvolta estremamente critiche, corrose dall'incedere del tempo e dalle tormente esistenziali.
Al suo attivo Piras ha una lunga carriera espositiva, avendo cominciato molto presto: la prima mostra personale si svolse nel 1977 alla galleria “La fornace” della città piemontese, passando poi a Torino, Milano, Bologna, Ferrara, Venezia, Palermo… Nel carnet, pure diverse esperienze all'estero, in particolare in Belgio, e poi a Tokyo, Amsterdam, Pechino, Seoul. Al periodo haitiano è collegata un'esperienza particolare, alla quale risalgono numerose foto, installazioni ambientali e le serie di “light box”: queste ultime sono tutte corredate di un francobollo, apposto come suggello alla firma.
Nel 2006 ha voluto l'Associazione fondo “Giov-Anna Piras”, in memoria della madre Giovanna e della sorella Anna, con l'obiettivo di condividere, in un unico luogo pubblico, una grande collezione privata, rendendo fruibili opere d'arte e risorse culturali che diversamente non sarebbero state condivisibili da molti. L'idea, più che avere una mostra permanente, è proporre un allestimento o due all'anno, ogni volta diversi. In seguito la struttura si è impegnata nell'attività conservativa: ecco il laboratorio Lcr Piras, per il restauro della fotografia e dei supporti cartacei. Oltre alle opere pittoriche, scultoree e alle installazioni, ospita altre collezioni: di vini storici, libri rari e prime edizioni, giocattoli d'epoca, vinili da amatore.
E poi, c'è la collaborazione con il gruppo Art hotel Italia: Piras ne coordina da anni la direzione artistica, a cominciare dagli allestimenti espositivi e dagli arredi di design. Spesso espone proprie opere, tra cui quelle che contengono riferimenti postali.

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clip_image003clip_image004clip_image006clip_image008clip_image009Drappo della Corsa del Palio di Asti 2008.

clip_image012clip_image010Omaggio a Picasso N°7, tecnica mista su tavola + materiali appartenuti e provenienti dallo studio di Picasso, 2008.

clip_image011New Spirit, tecnica mista su telone da camion, fine anni '90, collezione privata

Tre tecniche miste, due senza titolo, dell'artista; la prima risale al 1989 ed è inserita nella serie “Venezia riflessioni”. La seconda, del 1991, appartiene alla “Haiti today”; presenta tracce di incendio perché “pone Haiti come metafora di terra bruciata, una terra di fuoco, dove quest'elemento rappresenta, ad un tempo, una basilare fonte di sostentamento e uno strumento di lavoro insostituibile”. L'ultima, del 2009, è “Futuristi contro la fotografia”; qui “il francobollo e il timbro diventano il cuore dell'opera e per questo vengono collocati in posizione centrale rispetto allo spazio che li contiene”

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