Intervista a Federica Toppan
di Raffaela Coppari
L’arte esalta il suo aspetto ludico, e lo fa ricorrendo alla moda: in quest’ottica nascono i deliziosi Art Toys di Federica Toppan.
Una diversa dall’altra, cucite e dipinte a mano, lePupétte, eleganti bambole di stoffa, sono il frutto di una ricerca personale capace di coniugare, ancora una volta, la moda all'arte, restituendo così alla prima il suo significato originario: quello artistico.
Le prime 10 Pupétte sono anziane signore glamour, ispirate alla nota Poupette de Il tempo delle Mele - film che, a suo modo, ha segnato una intera generazione - prodotte con il supporto diQuattrocentometriquadri, l’associazione culturale anconetana che si propone di operare in un’ottica di massima libertà di contributi (letture, mostre, happening, workshops, concorsi) e che indaga - attraverso l’arte contemporanea, la leggerezza ed una sana inquietudine - aspetti effimeri e significati profondi della dimensione umana, nel tentativo di coglierne il senso aggiunto.
Raffaela Coppari/ Federica, tu hai lavorato per anni come disegnatrice di moda, creando anche alcune collezioni come stilista. Come nasce l'idea delle Pupétte?
Federica Toppan/ Apparentemente le Pupétte s'ispirano alle ben più note Pigotte; molti stilisti si cimentano nella creazioni di quest'ultime, i cui ricavati vanno in beneficenza, ma a me piaceva l'idea di rivisitarle in maniera del tutto diversa e personale, dando loro una connotazione che ci riporta, sì, alle vecchie bambole di pezza - quelle con cui giocavano le nostre nonne, per intenderci - ma, al contempo, attualizzarle con un tocco glamour: cappellini fatti all'uncinetto, lana in cachemire, bottoni accuratamente selezionati sullo stile di ogni bambolina.
RC/ Il nome richiama la Poupette de Il tempo delle Mele: perchè ti sei ispirata a lei?
FT/ Quando studiavo Arti Plastiche a Parigi, abitavo a casa di una signora francese molto simile a Poupette, l’arzilla ed elegantissima nonnina del Tempo delle Mele. Madame Moniqueaveva circa ottant’anni, ma nello spirito ne dimostrava non più di una ventina: ex professoressa di Filosofia, era stata sposata con un archeologo e viveva in un appartamento tipicamente parigino, le cui finestre si affacciavano lungo la Senna e da cui si poteva vedere Notre Dame da una parte, e la BibliotecaNazionale dall'altra.
Le Pupétte sono un omaggio a lei, a Parigi e a tutto ciò che quel periodo ha significato per me.
RC/ Abbiamo parlato di come è nata l’idea, ma come nasce materialmente una Pupétte? Da cosa inizi: dall’abito, da un’immagine?
FT/ Mi piace anzitutto disegnare un costume e caratterizzare il personaggio con le espressioni del volto necessarie - passaggio importante per dare all’abito un preciso stile. Per questo, quando nasce una Pupétte, la prima cosa che completo è il viso: perché mi permette di dare alla bambola un’espressione, una personalità distintiva, che poi tento di esaltare con il colore dei capelli, con il cappellino ed il resto dell’outfit.
Quando si lavora in un Ufficio Stile per un’azienda, in genere, si disegna su fogli prestampati in cui il volto del figurino è sempre lo stesso, fotocopiato mille volte, ma questo è il famigerato sistema della moda: si disegnano i bozzetti velocemente perché il tempo è denaro, e tutto è perfettamente in linea con le logiche del mercato, che inesorabilmente ci conduce verso l’omologazione.
Io tento di fare esattamente l’opposto, perché credo che questo sistema - traslato anche alla vita in generale - ci abbia abbruttiti sotto troppi punti di vista, appiattendo la fantasia. Bisognerebbe ritrovare il gusto di fare le cose e di farle bene in ogni fase, in ogni particolare, perché è nel processo creativo che si realizza un’opera, è il procedimento ciò che ci porta a concretizzare un lavoro che abbia un cuore, che abbia un’anima.
Sono infatti fermamente convinta che se lavori con sentimento, passione e devozione, è molto difficile che questo non si avverta nel risultato finale.
RC/ Gli abiti di ogni Pupétte sono cuciti a mano da te. Come scegli un materiale piuttosto che un altro?
FT/ Realizzo ogni Pupétte esattamente come se stessi realizzando un abito o un costume. Quando disegno un figurino, tento sempre di far sì che ogni particolare (dalla linea, ai tessuti, agli accessori) sia collegato al resto, perché è il risultato complessivo ciò che conta.
Mia madre faceva la sarta ed io, quando non disegnavo, mi divertivo a giocare con i bottoni: ne aveva una scatola enorme, ed io passavo il tempo a selezionare quelli che secondo me erano i più belli. Ora, con le Pupétte, faccio la stessa cosa: seleziono i bottoncini! E, con la stessa meticolosità, seleziono anche tutto il resto, in base alla personalità che tento di infondere alla Pupétte.
RC/ Quale immagini che sia il pubblico delle Pupétte?
FT/ Le Pupétte possono essereapprezzate sia dalle bambine che dagli adulti, in particolar modo da quelli che, come me, guardano al passato con un pizzico di nostalgia, che ripensano al Tempo delle Mele, alle musiche di Richard Sandersone Vladimir Cosma, ai Modern Talking e ad Irene Cara, agliWham! e a David Bowie, e che sono cresciuti con Fame e conFlashdance, quando andavano di moda i capelli cotonati, gli scaldamuscoli ed i colori fluorescenti dei giubbotti... Per questo le Pupétte sono un po’ retrò nello stile e riprendono la moda anni ’80, lì in agguato, in attesa di tornare a brillare sulle passerelle.
Certo, so bene che occorre sempre attualizzare il prodotto pensando a ciò che piace in questo momento ed a ciò che potrebbe piacere nei prossimi anni, ragion per cui cercodi operare rivolgendo uno sguardo al passato ed uno al futuro, all’interno del quale mi auguro che una creazione come la Pupétte - che di tecnologico ha ben poco - possa almeno regalare una dimensione di nuova spensieratezza.
RC/ Le tue Pupétte vengono esposte e distribuite da una galleria di arte contemporanea, la Quattrocentometriquadri Gallery. Che tipo di rapporto c’è, secondo te, tra Arte e Moda?
FT/ Che l’arte e la moda siano strettamente collegate, nonostante la vetusta opinione dei puristi, è assodato. Personalmente, credo che sia interessante la contaminazione dell’una con l’altra - ed in generale la contaminazione tra le discipline dà spesso spunti interessanti.
Numerosi artisti si sono occupati della moda: alla base di molti progetti dei più interessanti fashion designers c’è un concetto, e cioè che la moda è un luogo privilegiato dell’ibridazione tra i linguaggi, un ripensamento del rapporto tra il corpo e le sue modalità di produrre senso, tra il corpo e il suo desiderio. Il mito dell'unicità dell'opera ha da tempo lasciato il posto a una concezione nuova dell'arte, trasformando notevolmente anche il ruolo e la funzione dell'artista. Del resto, temi e tecniche devono adeguarsi ad un mondo in continua metamorfosi.
Dunque, sebbene il sottile legame tra arte e moda sia oggetto di dibattito sin dalla fine dell’Ottocento nelle figure dei primi couturiers - artisti/artigiani che consideravano le loro creazioni vere e proprie opere d’arte - è proprio a partire da quello spirito che penso alla moda come parte fondamentale della culturacontemporanea, e alla creatività degli stilisti come essenza artistica a tutti gli effetti.
RC/ Arte contemporanea e Moda: 3 riferimenti per te significativi in questi ultimi anni?
FT/ Incredibile l’esposizione al Metropolitan Museum di New York dedicata ad Alexander McQueen, la mostra al Musée des Arts Décoratifs di Parigi che presenta le opere di Hussein Chalayan e l’esposizione degli abiti-scultura di Issey Miyake.
RC/ Le Pupétte avranno altre serie? Hai già delle idee?
FT/ Mi piacerebbe farne diventare una linea vera e propria, che ripercorra questo stile: borsette con Pupétte dipinte, stole, mantelle, sciarpe, cappellini all'uncinetto...
Ma è ancora presto, magari - qui sait? - per il prossimo Natale!
Federica Toppan
Nel 1994 entra all’Accademia di Belle Arti di Bologna, e nel corso del quarto anno vince una borsa di studio presso l’Université des Arts Plastiques di Parigi, dove frequenta il Corso di Scenografia. Dopo il diploma accademico in Pittura, con tesi sulla Stilizzazione dell’Immagine femminile nelle artifigurative dal primo ’900 ai giorni nostri, comincia a collaborare come disegnatrice e come aiuto-stilista per aziende di Bologna e Rimini. Nel 2002 inizia a lavorare come docente di Disegno nella provincia di Ancona ed a collaborare presso la sartoria delTeatro delle Muse di Ancona. Nel 2005 ha partecipato alla mostra I Designers delle Marche presso la Mole Vanvitelliana. Collabora come sarta serale, oltre che con il Teatro delle Muse, con lo Sferisterio Opera Festival e con il Teatro Stabile delle Marche.
Tra le altre collaborazioni come assistente ai costumi si segnalano: "Gianni Schicchi" di Puccini, regia di M. Mazzoni,Teatro Nazionale di Sarajevo; “Sogno di una notte di mezza estate” di W. Shakespeare, regia di A. Bernard, Teatro Rainerum, Bolzano; "I Monologhi della vagina", regia di G.Teodoro, Teatro Sperimentale, Ancona; “L’ombra di Federico”, film in costume, regia di Marco Cercaci, costumi di Giovanni Gobbi.
Quattrocentometriquadri gallery - Art Toys presenta
PUPETTES di Federica Toppan
Associazione culturale QUATTROCENTOMETRIQUADRI
Via Magenta, 15 - Ancona
www.quattrocentometriquadri.eu
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