mercoledì 7 marzo 2012

ANNA GILI, "DESIGN E MODA"

“Il mio intervento si riferisce alla relazione che sussiste tra design e moda. Le due discipline sono strettamente connesse, per una serie di motivazioni. Per maggiore chiarezza affronterei la moda nell’accezione di ricerca strutturaledi una forma dalla quale può derivare una collezione di abiti e accessori. Cito anche alcuni importanti stilisti di riferimento come: Roberto Capucci, Issey Miyake,Gianfranco Ferré, Yoshiki Hishinuma. Nell’arte invece importanti riferimenti sono Oscar Schlemmer con i costumi del “Balletto Triadico”, la Body art con Rebecca Horn.


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Nel design sono interessanti anche i numerosi costumi di Alessandro Guerriero e Aberto Biagetti. Che ricalcano il balletto triadico nella versione dell’immagine pubblicitaria e pop.
Quando si parla della forma di un oggetto: abito, scultura, sedia, tavolo o altro…il rapporto con il design e con l’arte è immediato.
Per citare alcuni esempi relativi agli stilisti nominati: ricorderei il corpetto-busto di Miyake, con le forme femminili scolpite nel metallo, immagine icona degli anni 80, come anche le geometrie degli abiti di Ferré o il kimono giapponese che è un’architettura per il corpo, così come gli abiti di Hishinuma che si gonfiano con il vento trasformandosi anche in scenografie ambientali.



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Dalla ricerca formale può nascere una collezione di abiti o di oggetti di design. La “forma”, non è la sola componente di invenzione, ma va accompagnata da una ricerca dei materiali e delle tecniche o tecnologie produttive
Il mio lavoro di design sconfina in molti ambiti e territori culturali. Partirò dalla mia esperienza lavorativa per affrontare la complessità dell’ argomento.
La mia carriera professionale inizia proprio con un’importante mostra forse la prima che abbinava il trinomio arte moda design, dall’omonimo titolo a Prato nel 1981. Allora realizzai degli abiti particolari:” l’Abito sonoro”1984, “l’Abito Monumentale”1985, “il Vestito di Fiori 1987” e la performance “Persone dipinte” 1986.

Queste fortissime esperienze nelle quali concentrai molta energia creativa, spaziavano in ambiti culturali diversi: dalla performance d’arte, al design e alla moda, difatti l’Abito sonoro è stato presentato al Modit, nella settimana della moda a Milano e l’Abito di Fiori in una serata dello stilista Fiorucci.
Questo modo di approcciare il lavoro, spaziando e prendendo ispirazione da diversi ambiti disciplinari è una modalità che da molto ossigeno ad una disciplina, il cui rischio è sempre quello di chiudersi in se stessa in maniera introversa e di produrre dello styling, invece che innovazione.
Nella mia attività di docente di design, presso l’Accademia di Belle Arti di Verona, do molto spazio e importanza alla ricerca metodologica e all’approccio critico nel progetto, senza il quale è difficile raggiungere la qualità formale e culturale delle cose di cui ci circondiamo.”
Anna Gili 2010


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Anna Gili, “Abito sonoro” 1984


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Anna Gili, “Abito di fiori” 1987

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Anna Gili, mobile “Viso aperto”, Abitare il Tempo, Verona 2010
Produzione Carlo Poggio Design, Zerodisegno

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Anna Gili, scultura “Elephant Planet”, Abitare il Tempo, Verona 2010
Realizzazione Volpe&Moschin

I Vetri di Anna Gili
Attraverso una gamma variegata di tubi policromi in vetro di Murano, Anna Gili dà vita a figurazioni antropomorfe o archetipiche: visi, totem, bulbi, cactus, in cui le superfici cromatiche dense e accese creano un gioco di gialli e di rossi, di neri e di blu, di forte impatto e suggestione. Anna Gili inizia a disegnare vetri nel 1992 con la Salviati di Murano, collaborazione che continuerà fino all'anno 2000, con l'uscita di numerose collezioni: i "Vasi del mare" 1992, i "Rigati"1996, i "Profili"1997, il "Canneto"1998, le "Torri"1998, i "Bulbi" 2000. Contemporaneamente lavora ad alcuni progetti in vetro anche  con la Bisazza presentando nel 1995 i vasi "Anemone" e nel 1999 i calici: "Elefante", "Leone", "Scimmia", "Cane".

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