venerdì 30 novembre 2012

"RIFLESSI D'ORIENTE"

La Cina in uno specchio

Al Museo d’Arte Orientale di Torino una mostra dedicata alla storia dello specchio cinese e alla sua diffusione dal VI secolo a.C. all’epoca moderna

clip_image001Specchio con decorazione di nuvole e animali, Ferro dorato e ageminato in oro, d. 16,5 cm, Cina, dinastia Jin Occidentali, III-IV sec. d.C., Collezione Jingzitang

Dal 22 novembre al 24 febbraio 2013, il Museo d’Arte Orientale presenta la mostra "Riflessi d'Oriente. 2500 anni di specchi in Cina e dintorni", a cura di Marco Guglielminotti Trivel.L'esposizione, che si distingue come la prima del suo genere in Italia, ricostruisce la storia dello specchio cinese e la sua diffusione dal VI secolo a.C. all’epoca moderna. Non si tratta, però, di un racconto limitato all'estetica di questi capolavori di tecnica metallurgica, quanto di un excursus che ne racchiude gli aspetti più arcani e misteriosi, dietro cui si leggono le concezioni estetiche e cosmologiche, lo sviluppo dei motivi decorativi ed iconografici, gli interessi e le aspirazioni della società cinese di ogni epoca.

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«Quando un cinese teneva uno specchio poteva credere di tenere in mano un intero universo», afferma il curatore nel catalogo della mostra, introducendo così l'importanza dello specchio, usato tanto nella vita comune come oggetto da toeletta quanto in ambito magico e spirituale.

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Specchio ad archi contigui con decoro “stelle e nuvole” , Bronzo, d. 15,8 cm, Cina, dinastia Han Occidentali, II-I sec. a.C., Museo d’Arte Orientale, Torino


L'itinerario espositivo si snoda sotto forma di una panoramica sul significato dello specchio in Asia orientale e sul valore culturale e artistico delle ricche raffigurazioni. La più antica testimonianza letteraria sullo specchio metallico in Cina risale al 673 a.C., quando viene citato per la prima volta come ornamento appeso alla cintura di una regina. Molto probabilmente, aveva una valenza di tipo rituale, come riferisce il curatore, facendo un parallelo con gli specchi appesi alle vesti degli sciamani in Asia settentrionale: con il suo baluginìo, "ricettacolo di luce", lo specchio diviene, difatti, punto d'unione e intermediario tra i mondi della terra e del cielo.

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Non a caso, il primo specchio cinese era di tipo sciamanico, utilizzato proprio per creare quegli effetti di luce evocanti un culto di tipo solare. Con la loro forma rotonda, riflesso della forma del sole e della luna, lo specchio è connesso a simbologie cosmiche.

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In particolare, i daoisti caricavano lo specchio di valenze esoteriche, riscontrabili nelle raffigurazioni sacre, che erano considerate un vero e proprio supporto rituale per pratiche di meditazione, visualizzazione e viaggi astrali. Su questa scia, il percorso espositivo conduce alla conoscenza delle tante credenze cinesi basate sulle proprietà magiche degli specchi, capaci di carpire l’energia yang del sole e yin della luna per poi rimandarla al suo possessore.

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Lo specchio era utilizzato in ambito funerario, per scacciare gli spiriti maligni, un talismano da utilizzare sia in vita che in morte o come strumento taumaturgico: è noto, difatti, che molti dottori ispezionavano i paziente con uno specchio per scoprire le cause della malattia e, in alcuni casi, l'oggetto veniva passato sulla zona malata, per favorirne la guarigione. Alcune ricette erano, inoltre, basate sulla polvere macinata di specchio; in particolare, i preparati a base di speculum erano utilizzati per regolare il ciclo mestruale.

clip_image009Specchio con divinita  daoiste, Bronzo, d. 13,6 cm, Cina, Zhejiang (?), dinastia Han Orientali – Tre Regni, III sec. d.C. Museo d’Arte Orientale, Torino

Tra storie di magia e superstizione, descrizioni di raffinate tecniche di fabbricazione, la mostra prende vita nel riflesso di circa 125 specchi, per la maggior parte presentati al pubblico per la prima volta, provenienti da una importante collezione privata torinese, dalla collezione del Mao, dal Museo Nazionale di Arte Orientale (Roma), dai musei Guimet e Cernuschi di Parigi, dai Musei Vaticani e dal Musée d’Art et d'Histoire di Saint-Denis.

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Tra i fiori all'occhiello dell'esposizione, gli specchi prodotti in Cina tra il periodo degli “Stati Combattenti” e la fine della dinastia Tang, ovvero dal V secolo a.C. al X secolo d.C. ca., realizzati in un periodo di profonda sperimentazione. Accanto a questi esemplari, si ammireranno esemplificazioni di produzioni più antiche e più recenti.

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L'itinerario consente di confrontare questi manufatti anche con alcuni esemplari provenienti dall’area iranica ed altre regioni dell’Asia orientale (Corea, Giappone, Sud-est).
Ad arricchire il percorso, saranno una serie di iniziative, incontri e visite guidate, organizzate in occasione della mostra.

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Il catalogo della mostra è pubblicato da Silvana Editoriale e comprende testi di Marco Guglielminotti Trivel, curatore della mostra e conservatore per l’Asia Orientale del MAO, di Ma Jinhong, conservatore per i manufatti in bronzo del museo di Shanghai, di Marcello Pacini, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Torino Musei; di Gilles Béguin, già Direttore del museo Cernuschi di Parigi e di Aurora Testa, docente di Arte Orientale alla Western Washington University.

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Fonte
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