Si può quasi paragonare a Picasso per l’incessante ricerca in ogni direzione. Una mostra oggi lo celebra a Milano
NINO MIGLIORI, LA MATERIA DEI SOGNI
MILANO, FORMA
FINO AL 6 GENNAIO 2013
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "Gente dell'Emilia" (1955)
Ha detto, divertendosi, nella frizzante intervista (par che le parole fuoriescano dalle righe, crocchiando humour) scambiata con Michele Smargiassi, ad arricchire il riassuntivo volume
La materia dei sogni,intelligentemente curato da Alessandra Mauro, per Contrasto: «Io non sono Weston. Oltre tutto sono una frana, dal punto di vista tecnico». Che non è solo un’astuta
captatio benevolentiae finto-umile, sapendo quanto è maestro invece, ma è l’ammissione sfrontata, ed onesta, di non voler badare troppo al formalismo elegante delle forme perfette, al nitore feticistico degli obiettivi esatti, all’algida impeccabilità ossigenata delle vette irraggiungibili. «Non ho l’ansia di entrare nel processo per forzarlo a far qualcosa che ho già pre-visualizzato», spiega.
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "Gente dell'Emilia" (1955)
Come Picasso (cui è davvero apparentabile, per quel suo sperimentalismo istintuale e nativo, birichino, che lo porta ad affidarsi allo stupore del puro «trovare», secondo una casualità continuamente provocata, epperò governata) pure lui potrebbe ammettere: «La fotografia? Mi ha fatto fare quel che ha voluto». Lui, il «migliore», come un «apprendista stregone», che fornisce apparentemente solo strumenti, benzina, passione, a una fotografia che parrebbe esteriormente «scattarsi» da sé, e scartarsi, senza concepire manette teoriche o teoremi, appunto, pre-costituiti. «Ho la curiosità di vedere dove mi porta la trasgressione alle regole. Se ad esempio trovo scritto nelle istruzioni della pellicola di non usare certe temperature, io invece le uso apposta». Mette una polaroid in freezer, per bloccare lo sviluppo in fasce, e verificare che succede. Prova ad imbustare un cd nel micro-onde, solo perché ha letto che è sconsigliabile farlo, e non gli importa se a saltare in aria sarà l’elettrodomestico o l’intera storia della fotografia.
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Periferia anni '50
«Ma a chi è saltato in mente di scrivere una precauzione così assurda, nelle istruzioni?». Ecco: quella scemenza aziendale da Bouvard e Pécuchet d’una
betîse, che si fa intelligenza del fenomeno, quel ricercato corteggiamento dell’errore, che è «cova» affettuosa e curiosa della trasgressione programmatica o meglio programmata, ci regala però poi i prodigi, in mostra, d’una modernità sorprendente, che si chiamano «Cliché-verre e cancellazioni» e poi Cellogrammi, Polarigrammi, Stenopeogrammi. In parte scimmiottando lo sperimentalismo dei neologismi alla Man Ray (cui per certi versi è fratello) ma con un’alta consapevolezza tecnica e chimica dei propri azzardi alchemici.
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "Muri" (1958)
E non è poi così vero (solo perché si tratta di linguaggi differenti) che sia così inutile stabilire chi sia arrivato prima di chi, a documentare i muri policromi di manifesti strappati dalla casualità del tempo (e non dall’astuzia mercantile d’un Rotella, che comunque sarebbe giunto assai dopo). Oppure disattendere debiti ed prestiti della scuola informale (ci sono magnifici cliché-verre, che ricordano il para-cubismo di Vieira da Silva o certi totali affettati di Filonov, certe visionarie ricerche sulle pietre sezionate di Caillois. Ed è impressionante l’omaggio inconscio agli scatti biffati dell’americano ottocentesco Bellocq, che pure non conosceva, da buon profeta).
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "Cancellazioni" (1960)
Dalle vette internazionali ed action painting del gesto segnico (che ricorda Soulage o Kline ) alle polaroid casalinghe, che violenta, creativamente, nel momento del travaglio di sviluppo. Perché non vuole accontentarsi familiarmente del responso obbligato di quella linguetta ubbidiente, che fuoriesce meccanica, dalla grottesca macchina-muso sputa-sentenze, però senza oracoli. Simpatico «impastatore» di semplici e concettualissime meraviglie padane, di pianura (che però è, celatiamente, profondissima) Migliori sperimenta, sbanda, sbava, sterza, però ogni volta c’incatena, come quando racconta la sua storia.
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "Italian Sktetchbook"
Ragazzo, non ha un mestiere, ma vuol manifestare il suo senso di liberazione dalla paura della guerra, cantare la libertà della luce che è umanità. È un anti-Cartier Bresson, se vogliamo: non ruba, non tradisce la fiducia per espugnare lo scatto magico, no, si fa compagno di dolenze e banchetti, per brindare a quella stessa gioia post-bellica. «Ecco come nascono
Gente del Sud e dell’Emilia, stando dentro, voglio dire proprio vivendo con loro, mangiando, usando il loro gabinetto…».Ecco, Migliori è tutto in questa poetica di «akolutia»: solo condivisione e sintonia.
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "Italian Sktetchbook"
E ridendo del Maestro Assoluto Cartier, immagina senza malizia: chissà che scatto meraviglioso gli sarà sfuggito dietro le spalle, mentre fotografava il celebre salto-icona della pozzanghera. Così, come un clown serissimo, si munisce d’una macchina da insetto, che scatta davanti e dietro, per scoprire qual è il destino casuale dell’inconscio fotografico (tanto lui, che non ha nessun feticismo deificato dell’analogico, attende solo che si inventi una fotografia degli occhi, che scatti senza macchina). Così si comprende più naturalmente quella apparentemente «bigamia» tra fotografia neorealista, e sperimentazione radicale, che attraversa la bella mostra. Solo che ora vorremmo ripartire da capo, per occuparci di quel meraviglioso periodo, dove la geometria del mondo pare giocare con lui.
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "Italian Sktechbook"
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "manifesti strappati", anni '70
Fonte
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "manifesti strappati", anni '70
Fotografia di Nino Migliori. Immagini per gentile concessione Fondazione Forma per la fotografia
Tratta dalla serie "Gente dell'Emilia" (1955)
All images © Nino Migliori
Photo Credit
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