Increspati. Rugosi. Gocciolanti. Sono gli sguardi che imprime
Roberta Coni nei suoi oli sensuali e lussuriosi, misteriosi e labili. I personaggi mobili dell’artista hanno una storia scritta sul corpo e la raccontano in una sorta di rituale silenzioso che si disgrega in sorsi di colore diluito. La pelle scarnificata resiste alla propria cancellazione ri-costruendosi nella memoria di chi guarda. Inaspettate colature e bagliori interstiziali; pennellate febbrili e sbavature incontrollate: il riflesso di un orecchino, le pieghe diafane dei tessuti, il ricamo fragile di una sottana, le rughe molli sulla pelle: la pittura dell’artista romana si liquefa in una soggettività femminile spezzata e muta e tuttavia ostinata e tenace. La superficie si iscrive in un incarnato di un candore inquietante, in sguardi inermi inconsapevolmente erotici, assenti dal qui e ora, esclusi dal loro stesso corpo che si scioglie.
Nei volti di Roberta Coni, “ciò che si divide, si fa a pezzi e si rimembra” , per dirla con Hèlène Cixous “è una femminilità proliferante”, una carne dalla luminosità crudele, materia che si sdoppia e si rigenera nella massa fluida dell’acqua. Nere, indiane, bianche, i ritratti sono nudità tattili in movimento, così carnose da sembrare vive, così vacillanti, da sembrare riflessi.
Lara Carbonara
Roberta Coni
Roberta Coni - ERASING HERSELF 1
olio su tela, 140x200cm, 2010
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Roberta Coni - “omaggio a Vermeer 2 “
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