mercoledì 6 marzo 2013

LA LIBERTÀ DELL'ASTRAZIONE DI HEINRICH MARIA DAVRINGHAUSEN

La libertà dell'astrazione
10 marzo - 9 giugno 2013

Il Museo Comunale d'Arte Moderna di Ascona continua la sua attività di valorizzazione dei maestri della propria collezione presentando una nuova mostra di grande interesse, incentrata su un artista poco conosciuto e raramente trattato dalla critica in ambito italiano, Heinrich Maria Davringhausen (Aachen 1894 - Nizza 1970), uno dei pionieri della Nuova oggettività e del Realismo magico, anch’egli legato ad Ascona, come tanti altri esponenti della storia dell’arte moderna.
Il legame con Ascona inizia già nel 1914, quando Davringhausen attirato dagli ambienti anarchici, soggiorna al Monte Verità, conoscendo vari artisti, come la danzatrice Mary Wigman o l’artista anarchico Georg Schrimpf che sarà una tra le più importanti personalità del futuro gruppo della Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività): un movimento per il quale Davringhausen – dopo una fase fortemente connotata da stilemi fauvisti, espressionisti, orfisti e futuristi – sarà figura anticipatrice già nel 1916/17, e con il quale si schiererà condividendo, con George Grosz, Otto Dix e Carlo Mense, la lotta politica contro i falsi valori della guerra e della società capitalista, visualizzati con la precisione lenticolare della verità senza emozione.
Seguiranno i viaggi in Spagna (1924-1925), il ritorno in Germania, a Colonia (1928-1932), l’avvicinamento alle correnti surrealiste e a quelle costruttiviste (Gruppe 32), approfondite nella cerchia del politicizzato gruppo degli Artisti Progressisti di Colonia, per i quali l’arte è mezzo per la rivoluzione e la lotta di classe. In un momento nodale del suo percorso, iniziato in Spagna e approfondito a Colonia, l’artista devia per l’arte astratta, spaziando da opere pure, geometriche e costruttiviste, ad altre cubo-surrealiste, nelle quali elementi figurativi emblematici si stagliano sintetici in spazi sovra-reali. Ad altre ancora puriste, nelle quali regna l’armonia tra forme bidimensionali organiche e geometriche, in spazi dove è sovrana la matematica delle ortogonali, grazie anche a un confronto diretto con gli ambienti di Abstraction-Création.
Nel 1933, la fuga dal regime nazista (lui sposato con l’ebrea Lore Auerbach), lo porta a riparare sull’isola di Maiorca in Spagna: tra i periodi più felici dell’artista nel potersi finalmente abbandonare all’arte astratta, a quel linguaggio universale che parla direttamente al cuore, tra armonie di forme, di linee e di colori sintetici puri, forti, accesi, pieni. E allora a essa sola, sembra dire l’artista in perenne fuga da ogni potere volgarmente autoritario, ci si può serenamente affidare per dare forma al proprio sentire, alla propria lotta per l’esistenza, ed esprimere così la poesia che proviene da “mani chiaroveggenti”, come le chiama Davringhausen, mani sapienti come quelle dell’artigiano, che sa costruire grazie a un’allenata maestria acquisita con il fare dell’esperienza. A Maiorca, ritrova Arthur Segal, vecchia conoscenza di Berlino oltre che di Ascona, ebreo, anarchico, anch’egli in perenne fuga dai regimi totalitari. Nel 1936, lo scoppio della guerra civile spagnola costringe Davringhausen a una nuova fuga, ripara dapprima a Parigi, e poi ancora ad Ascona, dove vivrà dal 1936 al 1939. Ad Ascona, l’artista s’inserisce subito nella vita culturale e artistica collaborando al Teatro delle Marionette di Jakob Flach, o rinnovando l’amicizia con personaggi noti, come Wladimir Rosenbaum, Aline Valangin ed Erich Maria Remarque.
Seguono altri anni di fuga, l’internamento in campi di lavoro forzati (nel lager di Les Milles, con gli amici artisti Max Ernst e Anton Räderscheidt, e con numerosi scrittori, come Walter Hasenclever e Golo Mann), fino al rifugio definitivo nel Sud della Francia, a Cagnes-sur-Mer, dove rimase per ben 23 anni, fino alla morte, avvenuta nel 1970 a Nizza.
Accompagna la mostra un catalogo edizioni ALIAS, in italiano e tedesco, a cura di Mara Folini e con i contributi di Dorothea Eimert (autrice del catalogo ragionato dell’artista) ed Elena Pontiggia.
museoascona

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Opere di Heinrich Maria Davringhausen








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