martedì 14 gennaio 2014

GERMAINE KRULL | PHOTOGRAPHER

Germaine Krull (1897-1985) led an extraordinary life that spanned nine decades and four continents. She witnessed many of the high points of modernism and recorded some of the major upheavals of the twentieth century. Her photographs include avant-garde montages, ironic studies of female nudes, press propaganda shots, as well as some of the most successful commercial and fashion images of her day. Her political commitments led her from communist allegiance to incarceration in Russia as a counterrevolutionary to support of the Free French cause against Hitler to a reclusive existence among Tibetan monks in India. Kim Sichel's study of this remarkable artist reveals a life of deep convictions, implausible transformations, complex emotional relationships, and inspired achievements.





Krull refused to limit herself to one long-term relationship, one geographical region, or one set of religious and moral beliefs. Contemporary critics ranked her with Man Ray and André Kertesz. Younger photographers such as Berenice Abbott looked up to her. Yet until recently the absence of an archive has made a proper evaluation of Krull's contribution to photography and to modernism difficult if not impossible. In this book Sichel examines Krull's autobiographical texts and photographic oeuvre to present and unravel the rich mythology that Krull fabricated around her life and work. The chapters follow the geographical and chronological sequence of Krull's life, moving from Munich to Moscow to Berlin to Amsterdam to Paris to Brazil to Africa to Bangkok and other locations. This book, which accompanies the first major retrospective exhibition on Krull, should secure Krull's rightful place among the masters of twentieth-century photography. http://mitpress.mit.edu/books/germaine-krull






Quando l' immagine divento' rivoluzione - - - - - Ma come trasformare la rivoluzione in fotografia? Forse e' questa la domanda che Germaine Krull (1897.1985) si e' posta negli anni Venti lottando prima in Baviera e a Berlino, poi in Russia, per il trionfo del comunismo, quindi per la liberta' contro il nazismo durante il secondo conflitto in Africa Equatoriale, poi sul fronte europeo, infine in Estremo Oriente. Certo e' che prima di questa autobiografia (ed. Giunti) ben poco si sapeva della sua esperienza cruciale per la storia dell' immagine e del "racconto" fotografico. Nel libro la fotografia ha una parte marginale, quella che, nella sua complessa e ricca esistenza l' autrice ha deciso di assegnarle: alla foto pero' si torna quasi sempre. La Krull comincia giovanissima, nel 1916: "A Monaco in quei giorni c' erano due scuole, una di legatoria e una di fotografia: scelsi la fotografia, non perche' mi piacesse, anzi; scelsi la fotografia perche' la scuola di Monaco aveva una buona fama". A Monaco ecco il nuovo: "Cubismo, Futurismo, le nuove danze di Mary Wigman, seguivamo conferenze di ogni tipo, Rudolf Steiner, un personaggio straordinario, ci trascino' in regioni sconosciute; fu allora che ebbi il mio primo contatto con il buddhismo, e da allora quella e' stata la mia filosofia". Nel 1919 la Krull apre a Monaco uno studio fotografico e l' anno dopo si trasferisce a Berlino ma la repressione, l' assassinio di Rosa Luxemburg, la crisi economica, i rapporti con i rivoluzionari la costringono ad andare in Russia dove pero' la nuova politica di Lenin, quella della rivoluzione in un solo paese, preclude ogni possibilita' di trasformazione in Occidente. Cosi' la Krull rischia la vita alla Lubianka e torna a Berlino, dove incontra il futuro marito Joris Jvens. E del 1924 il primo gruppo significativo di sue immagini, intitolato "Metal", riprese iniziate in Olanda nel 1922.24 e proseguite con la Tour Eiffel nel 1928 a Parigi, dove conosce e sara' allieva di Florence Henry. La invenzione di queste immagini sta tutta nella scoperta della citta' industriale, e nel rapporto quasi fisico con la materia: e' un discorso parallelo a quello di Mohly Nagy ma piu' polemicamente diretto, e' la scoperta della violenza della citta' prima di "Tempi moderni" (1936) di Chaplin. La Krull deve aver conosciuto la prima cultura dadaista germanica che e' ricerca dello stesso segno rivoluzionario, una foto ben diversa dalle sottili ombre che in laboratorio, allora, Man Ray viene creando. Una foto del 1924, "Historisches Fahrrad", fa capire tutto questo: ecco dunque una esposizione plurima che sovrappone immagini diverse di ruote, dentro c' e' la cultura di Schwitters, altro rivoluzionario dada, e quella futurista. Cosi' l' immagine diventa rivoluzione, come nei fotomontaggi di Raoul Hausmann e di Hannah Hoch. Nel libro notazioni fulminanti aprono nuove prospettive critiche. Siamo a Parigi, l' anno e' forse il 1926: la Krull ricorda la "amicizia con Sonia e Robert Delaunay, una coppia di pittori molto alla moda; in quel periodo Sonia era stregata dai colori e si era lanciata nella produzione di tessuti con grandi disegni geometrici a colori contrastanti", e sara' proprio la Krull a fotografare quei tessuti. Si capisce anche l' entusiasmo di Robert Delaunay per le foto della Krull: "Le mie foto di strutture metalliche (quelle scattate in Olanda), i miei ferri, erano lontane, eppure quando Robert le aveva viste era impazzito di gioia e aveva detto che dovevamo riuscire ad esporle"; lo saranno nel 1928. Negli anni Trenta La Krull diventa una figura chiave della fotografia in Francia e pubblica numerosi volumi, alcuni dei quali inventano un nuovo modo di leggere il paesaggio. Anche nel ritratto la Krull scatta immagini di grande novita' : ecco Colette (1930) di scorcio su una poltrona, ecco Andre' Malraux (1930) da allora un grande amico.





 Ma dopo la vittoria nazista la Francia di Pe' tain non e' terra per la Krull e la fotografa, che sembrava avviata a diventare una narratrice della vita intellettuale della Parigi fra le due guerre, si trasferisce in Congo, a Brazzaville (1941.1943) e diventa corrispondente della Francia Libera. Riprende nel 1943 ad Algeri de Gaulle e, prima, documenta in Africa Equatoriale, con civile passione, il mondo della negritudine: le sue sono foto di lunga durata, intense, costruite. Quindi ecco altri libri, come "La bataille d' Alsace" (1944) sulla vittoriosa avanzata della VI Armata, poi altri viaggi, primo quello in Indocina dove e' corrispondente di guerra. Quindi, dal 1945, ecco la Krull a Bangkok gestire un grande albergo, eccola riflettere di nuovo sul buddhismo e cercare di rendere la intensita' di quella filosofia attraverso una serie di portentose immagini. Seguono i ritorni in Europa, le mostre, la riscoperta della sua storia. Qualcosa manca al consenso. Mentre trionfano le mostre monografiche dei protagonisti del fotogiornalismo di guerra e si sono recuperate da tempo le immagini dei grandi fotografi, il dicorso critico sull' avanguardia ancora non la pone alla pari con Moholy Nagy o di Man Ray. Nessuno ha voluto recuperare a pieno le sue invenzioni nei ritratti degli anni Trenta o le foto dei viaggi in auto da Parigi al mare, o le immagini sulla civilta' dell' Estremo Oriente dai Lama ai templi di Angkor. Questo rifiuto nasce da due motivi: i protagonisti della fotografia devono essere uomini e non devono essere dei veri rivoluzionari, come Germaine Krull, perche' arte e politica non potrebbero che percorrere differenti vie. Insomma le rivoluzioni, quelle fotografiche, si hanno da fare solo nelle camere oscure. Arturo C. Quintavalle http://archiviostorico.corriere.it/1992/aprile/28/Germaine_Krull_quando_immagine_divento_co_0_92042811046.shtml
All images © Germaine Krull 

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