Germaine Krull (1897-1985) led an extraordinary life that spanned nine
decades and four continents. She witnessed many of the high points of modernism
and recorded some of the major upheavals of the twentieth century. Her
photographs include avant-garde montages, ironic studies of female nudes, press
propaganda shots, as well as some of the most successful commercial and fashion
images of her day. Her political commitments led her from communist allegiance
to incarceration in Russia as a counterrevolutionary to support of the Free
French cause against Hitler to a reclusive existence among Tibetan monks in
India. Kim Sichel's study of this remarkable artist reveals a life of deep
convictions, implausible transformations, complex emotional relationships, and
inspired achievements.
Krull refused to limit herself to one long-term relationship, one
geographical region, or one set of religious and moral beliefs. Contemporary
critics ranked her with Man Ray and André Kertesz. Younger photographers such
as Berenice Abbott looked up to her. Yet until recently the absence of an
archive has made a proper evaluation of Krull's contribution to photography and
to modernism difficult if not impossible. In this book Sichel examines Krull's
autobiographical texts and photographic oeuvre to present and unravel the rich
mythology that Krull fabricated around her life and work. The chapters follow
the geographical and chronological sequence of Krull's life, moving from Munich
to Moscow to Berlin to Amsterdam to Paris to Brazil to Africa to Bangkok and
other locations. This book, which accompanies the first major retrospective
exhibition on Krull, should secure Krull's rightful place among the masters of
twentieth-century photography. http://mitpress.mit.edu/books/germaine-krull
Quando l'
immagine divento' rivoluzione - - - - - Ma come trasformare la rivoluzione in
fotografia? Forse e' questa la domanda che Germaine Krull (1897.1985) si e'
posta negli anni Venti lottando prima in Baviera e a Berlino, poi in Russia,
per il trionfo del comunismo, quindi per la liberta' contro il nazismo durante
il secondo conflitto in Africa Equatoriale, poi sul fronte europeo, infine in
Estremo Oriente. Certo e' che prima di questa autobiografia (ed. Giunti) ben
poco si sapeva della sua esperienza cruciale per la storia dell' immagine e del
"racconto" fotografico. Nel libro la fotografia ha una parte
marginale, quella che, nella sua complessa e ricca esistenza l' autrice ha
deciso di assegnarle: alla foto pero' si torna quasi sempre. La Krull comincia
giovanissima, nel 1916: "A Monaco in quei giorni c' erano due scuole, una
di legatoria e una di fotografia: scelsi la fotografia, non perche' mi
piacesse, anzi; scelsi la fotografia perche' la scuola di Monaco aveva una
buona fama". A Monaco ecco il nuovo: "Cubismo, Futurismo, le nuove
danze di Mary Wigman, seguivamo conferenze di ogni tipo, Rudolf Steiner, un
personaggio straordinario, ci trascino' in regioni sconosciute; fu allora che
ebbi il mio primo contatto con il buddhismo, e da allora quella e' stata la mia
filosofia". Nel 1919 la Krull apre a Monaco uno studio fotografico e l'
anno dopo si trasferisce a Berlino ma la repressione, l' assassinio di Rosa
Luxemburg, la crisi economica, i rapporti con i rivoluzionari la costringono ad
andare in Russia dove pero' la nuova politica di Lenin, quella della
rivoluzione in un solo paese, preclude ogni possibilita' di trasformazione in
Occidente. Cosi' la Krull rischia la vita alla Lubianka e torna a Berlino, dove
incontra il futuro marito Joris Jvens. E del 1924 il primo gruppo significativo
di sue immagini, intitolato "Metal", riprese iniziate in Olanda nel
1922.24 e proseguite con la Tour Eiffel nel 1928 a Parigi, dove conosce e sara'
allieva di Florence Henry. La invenzione di queste immagini sta tutta nella
scoperta della citta' industriale, e nel rapporto quasi fisico con la materia:
e' un discorso parallelo a quello di Mohly Nagy ma piu' polemicamente diretto,
e' la scoperta della violenza della citta' prima di "Tempi moderni"
(1936) di Chaplin. La Krull deve aver conosciuto la prima cultura dadaista
germanica che e' ricerca dello stesso segno rivoluzionario, una foto ben
diversa dalle sottili ombre che in laboratorio, allora, Man Ray viene creando.
Una foto del 1924, "Historisches Fahrrad", fa capire tutto questo:
ecco dunque una esposizione plurima che sovrappone immagini diverse di ruote,
dentro c' e' la cultura di Schwitters, altro rivoluzionario dada, e quella
futurista. Cosi' l' immagine diventa rivoluzione, come nei fotomontaggi di
Raoul Hausmann e di Hannah Hoch. Nel libro notazioni fulminanti aprono nuove
prospettive critiche. Siamo a Parigi, l' anno e' forse il 1926: la Krull
ricorda la "amicizia con Sonia e Robert Delaunay, una coppia di pittori
molto alla moda; in quel periodo Sonia era stregata dai colori e si era
lanciata nella produzione di tessuti con grandi disegni geometrici a colori
contrastanti", e sara' proprio la Krull a fotografare quei tessuti. Si
capisce anche l' entusiasmo di Robert Delaunay per le foto della Krull:
"Le mie foto di strutture metalliche (quelle scattate in Olanda), i miei
ferri, erano lontane, eppure quando Robert le aveva viste era impazzito di
gioia e aveva detto che dovevamo riuscire ad esporle"; lo saranno nel 1928.
Negli anni Trenta La Krull diventa una figura chiave della fotografia in
Francia e pubblica numerosi volumi, alcuni dei quali inventano un nuovo modo di
leggere il paesaggio. Anche nel ritratto la Krull scatta immagini di grande
novita' : ecco Colette (1930) di scorcio su una poltrona, ecco Andre' Malraux
(1930) da allora un grande amico.
Ma dopo la vittoria nazista la Francia di Pe'
tain non e' terra per la Krull e la fotografa, che sembrava avviata a diventare
una narratrice della vita intellettuale della Parigi fra le due guerre, si
trasferisce in Congo, a Brazzaville (1941.1943) e diventa corrispondente della
Francia Libera. Riprende nel 1943 ad Algeri de Gaulle e, prima, documenta in
Africa Equatoriale, con civile passione, il mondo della negritudine: le sue sono
foto di lunga durata, intense, costruite. Quindi ecco altri libri, come
"La bataille d' Alsace" (1944) sulla vittoriosa avanzata della VI
Armata, poi altri viaggi, primo quello in Indocina dove e' corrispondente di
guerra. Quindi, dal 1945, ecco la Krull a Bangkok gestire un grande albergo,
eccola riflettere di nuovo sul buddhismo e cercare di rendere la intensita' di
quella filosofia attraverso una serie di portentose immagini. Seguono i ritorni
in Europa, le mostre, la riscoperta della sua storia. Qualcosa manca al
consenso. Mentre trionfano le mostre monografiche dei protagonisti del
fotogiornalismo di guerra e si sono recuperate da tempo le immagini dei grandi
fotografi, il dicorso critico sull' avanguardia ancora non la pone alla pari
con Moholy Nagy o di Man Ray. Nessuno ha voluto recuperare a pieno le sue
invenzioni nei ritratti degli anni Trenta o le foto dei viaggi in auto da
Parigi al mare, o le immagini sulla civilta' dell' Estremo Oriente dai Lama ai
templi di Angkor. Questo rifiuto nasce da due motivi: i protagonisti della
fotografia devono essere uomini e non devono essere dei veri rivoluzionari,
come Germaine Krull, perche' arte e politica non potrebbero che percorrere
differenti vie. Insomma le rivoluzioni, quelle fotografiche, si hanno da fare
solo nelle camere oscure. Arturo C. Quintavalle http://archiviostorico.corriere.it/1992/aprile/28/Germaine_Krull_quando_immagine_divento_co_0_92042811046.shtml
All images © Germaine Krull
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