domenica 19 ottobre 2014

IGOR MITORAJ | ART

Tagliava, spezzava, disarticolava, insomma faceva a brandelli le statue classiche, da sempre principale fonte iconografica dell'antica Grecia. Chi si permetteva di fare questo? Era Igor Mitoraj, nato nel 1944, che iniziò a studiare pittura a Cracovia sotto la guida di Tadeusz Kantor - il grande pittore, scenografo e regista teatrale polacco - proseguendo poi gli studi a Parigi nel 1968, dove scoprì il fascino delle antiche culture americane e, proprio per conoscerle direttamente, si trasferìper un anno in Messico.
Nel 1974 tornò a Parigi e, dopo avere ricevuto significativi riconoscimenti nel campo della scultura,decise di dedicarsi esclusivamente a questa. Trascorse lunghi periodi a New York e in Grecia toccando così i due estremi della modernità e della classicità. Nel 1979 giunse a Pietrasanta in Toscana - il paradiso per gli scultori. Qui scoprì che il marmo, la terracotta e il bronzo erano i suoi materiali e decise, nel 1983, di aprire uno studio dividendo la sua vita tra l’Italia e la Francia. Le sue sculture sono state esposte in numerose occasioni in Europa e negli Stati Uniti: la mostra all’Accademy of Art di New York nel 1989 ne ha sancito il successo internazionale.
E’ quindi la classicità il referente principale di Mitoraj – che non disdegna di guardare anche alle culture dell’estremo oriente - un mito forse tramontato ma non finito, un richiamo costante per la civiltà occidentale, un indissolubile componente del nostro Dna, un elemento che anche il più sfrenato modernismo tecnologico non riesce a sradicare completamente. Non si tratta di un "rinascimento" o di uno dei vari ritorni al passato: guai a parlare di classicismo all'artista che ha espresso giudizi decisamente negativi sul principe del neoclassicismo, Antonio Canova! La sua lettura della tradizione classica non vuole esaltare (la sola rappresentazione dei modelli greci si auto-esalta) né adattare o rimodellare, ma vuole rappresentare per frammenti il tempo che è passato su queste sculture, così come frammentate ci sono giunte a rappresentare gli archetipi dell’antichità.
"Forse la frattura allude al mistero dell’antico che si manifesta a noi per frammenti, per allusioni, per evocazioni come i riflessi di un'Atlantide scomparsa". Così Antonio Paolucci nel catalogo della mostra cerca di spiegare il fascino che emanano queste opere. Probabilmente la scultura classica ha facile presa sul pubblico contemporaneo oramai smarrito nella babele di linguaggi, informazioni e mode di oggi, cui può risultare confortante anche la frantumata rappresentazione di Mitoraj. L’interpretazione, o più precisamente la rilettura che troviamo nelle sue sculture, può dare talvolta l’impressione di una scoperta archeologica. Ma non è un'operazione nostalgica né tanto meno ironica: sembra un intervento chirurgico, o meglio, un'autopsia, per isolare gli elementi di maggior rilievo. Non cerca di dare una risposta, anzi: ponendo lo spettatore in uno stato d’animo di sospesa attenzione fa sorgere invece interrogativi…. Consolato Paolo Latella caffeeuropa

 Igor Mitoraj si è spento il 6 ottobre di quest’anno all'età di 70 anni in un ospedale di Parigi, dove lo scultore si era trasferito nel 1968. Particolarmente legato all'Italia, nel 1983 aveva aperto uno studio a Pietrasanta (provincia di Lucca), che aveva abbellito con numerose opere. Era in programma il suo ritorno a Pietrasanta con una mostra, la cui inaugurazione avrebbe dovuto essere nel febbraio 2015. Mitoraj nasce in Germania nel 1944, da madre polacca e padre francese. I genitori si erano conosciuti in circostanze tragiche durante la seconda Guerra Mondiale: la madre era stata deportata e costretta ai lavori forzati mentre il padre era prigioniero di guerra. Liberata, la donna decide di tornare a casa con il figlio: in fuga a piedi dalla Germania verso la Polonia, sopravvivono al bombardamento di Dresda. Ad accoglierli in Polonia, il regime comunista.
 
Ma Mitoraj riesce a coltivare le sue passioni nonostante la dura etica socialista. Si iscrive all'accademia di Belle Arti di Cracovia, sotto la guida di Tadeusz Kantor, che gli fa conoscere gli artisti contemporanei: Warhol, Liechtestein, Merz, Klein. Nel 1968, su consiglio di Kantor, lascia la Polonia per trasferirsi a Parigi, dove studia alla Scuola Normale Superiore di Belle Arti.
 
Attratto dalle culture sudamericane e dalla scultura atzeca, nel 1970 trascorre un anno in Messico e abbandona definitivamente la pittura per dedicarsi alla scultura. Di ritorno a Parigi, tiene la sua prima esposizione personale presso la rinomata Galleria La Hune. Apre un suo studio dove lavora il bronzo e la terracotta. Compie numerosi viaggi in Grecia, dove studia l'arte statuaria classica. Il suo immaginario ne verrà definitivamente affetto.
 
Nel 1979 è per la prima volta a Pietrasanta, cittadina non lontana dalle cave di Carrara: scopre il marmo. Dagli artigiani locali apprende la tecnica e i segreti della lavorazione. Quattro anni dopo apre un suo studio a Pietrasanta, città cui dona diverse opere. Espone alla Biennale di Venezia, a Milano e a New York.
 
Il suo successo è ormai affermato: sempre più metropoli richiedono le sue sculture per i loro spazi pubblici. In Italia, fra le sue opere sono a Milano la Fontana del centauro e l'Hommage à De Sabata alla Scala; a Roma nel 2005 vengono inaugurati i portali bronzei della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri; ad Agrigento, la Valle di Templi accoglie le sue opere monumentali. E' il primo artista contemporaneo ad essere accolto dal sito archeologico.

























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