lunedì 4 maggio 2009

EX-LEX 180

foto di Massimo Stefanetti

Gli anni Settanta sono stati il periodo più denso della nostra Repubblica, all’interno dei quali si sono dibattuti terrorismo, mafia, cattiva politica, ma anche ideali sociali nuovi e profonde battaglie civili, che condussero a importanti leggi dello Stato.Oggi si vorrebbe dimenticare tutto e, tendenza ancora più grave, ridiscutere e ridimensionare proprio quelle leggi vanificando così l’importante percorso compiuto.
«...l'istituzione manicomiale ha in sé, nel suo carattere violento coercitivo discriminante, una più nascosta funzione sociale e politica: il malato mentale, ricoverato e distrutto nei nostri manicomi, non si rivela soltanto l'oggetto della violenza di un'istituzione deputata a difendere i sani dalla follia; né soltanto l'oggetto della violenza di una società che rifiuta la malattia mentale; ma è insieme, il povero, il diseredato che, proprio in quanto privo di forza contrattuale da opporre a queste violenze, cade definitivamente in balia dell'istituto deputato a controllarlo. Di fronte a questa presa di coscienza, ogni discorso puramente tecnico si ferma. Che significato può avere costruire una nuova ideologia scientifica in campo psichiatrico se, esaminando la malattia, si continua a cozzare contro il carattere classista della scienza che dovrebbe studiarla e guarirla? L'irrecuperabilità del malato è spesso implicita nella natura del luogo che lo ospita. Ma questa natura non dipende direttamente dalla malattia: la recuperabilità ha un prezzo, spesso molto alto, ed è quindi un fatto economico- sociale più che tecnico-scientifico»
(in Morire di classe, 1969)

Franco Basaglia

Sono trascorsi ormai trent'anni dalla legge 180, detta anche "Legge Basaglia" dal nome dello psichiatra suo promotore e quaranta dall'apertura dei primi reparti psichiatrici: molta strada è stata percorsa, ma molta di più è ancora quella che abbiamo innanzi.
«Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale (risultato della malattia che Burton chiama "institutional neurosis" e che chiamerei semplicemente istituzionalizzazione); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo.»
(in La distruzione dell'ospedale psichiatrico, 1964)

3 foto di Alex Majoli


5 foto di Giacomo Saviozzi



3 foto di Gianni Berengo Gardin

2 foto di Raymond Depardon


Giuseppe Fantuzzi, Internals of psychiatric hospital of San Lazzaro, Reggio Emilia, 1900


foto di Luciano D' Alessandro -Materdomini Ospedale Psichiatrico. Nocera Inferiore (Sa), 1965.

foto di Luciano D' Alessandro, Psychiatric hospital Materdomini of Nocera Superiore (SA), 1965

foto di Vasco Ascolini, Psychiatric hospital S.Lazzaro, Reggio Emilia, 2000

Le immagini storiche sono relative agli anni dal 1967 al 1970, quando, grazie a Franco Basaglia e ai suoi collaboratori, fu possibile, per alcuni, entrare negli ospedali psichiatrici e fotografare l'orrore esistente. Grazie a queste immagini crebbe l'attenzione per un universo fino a quel momento volutamente tenuto nascosto e molti fotografi iniziarono, e continuarono, a documentarne ogni aspetto.Le fotografie riprodotte percorrono questo arco di tempo fissando l'attenzione su questo mondo sollecitando, soprattutto, una riflessione sulla situazione odierna, che rischia di retrocedere tragicamente e continuare a cadere nell'indifferenza e in una vergognosa speculazione.

foto di Ugo Panella

Non sarà mai possibile, infatti, contrastare questa ormai pericolosa società dell'apparenza se, ogni volta, lasceremo calare le bende sugli occhi restando in silenzio.

Le foto dell'artista Carla Cerati saranno pubblicate in un prossimo post.

2 commenti:

  1. Come è triste lo stigma della malattia mentale. Sostengo pienamente la fine del manicomio, perché sono solo un deposito per le persone che sono discriminate ed emarginate lontane dalla famiglia.
    Le foto sono molto buone, ma triste perché dimostra chiaramente il destino di queste persone.
    Ciao.
    Sill

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