martedì 26 maggio 2009

MARK TOBEY TRA ORIENTE ED OCCIDENTE

Alla Galleria Blu di Milano, una mostra personale del grande artista americano con venti opere scelte realizzate fra il 1953 e il 1972


Quarant’anni dopo la prima esposizione datata ottobre 1968, l’arte di Mark Tobey torna ad essere ospitata negli spazi della Galleria Blu di Milano con una mostra personale intitolata “Mark Tobey. Mediatore tra Oriente ed Occidente”, che ha aperto al pubblico da martedì 12 maggio sino al 17 luglio 2009. E se all’epoca fu una singola opera dell’artista americano a comparire nella rassegna intitolata “L’Immortale”, che presentava importanti maestri internazionali come Arp, Ernst, Fontana, Goetz, Magnelli, Matta e Picasso, nella nuova esposizione saranno presentate venti opere scelte, realizzate tra il 1953 e il 1972, negli anni di una maturità ormai piena.
Il debutto italiano alla Biennale di Venezia del 1948


La prima comparsa di Tobey in Italia si era avuta alla Biennale di Venezia del 1948, cui sarebbero seguite altre presenze nelle esposizioni del 1956 e del 1958, edizione quest’ultima che gli valse il Gran Premio per la pittura. Un bel gruppo di suoi lavori facevano bella mostra di sé nel padiglione degli Stati Uniti assieme a dipinti di Mark Rothko e alle sculture di David Smith e Seymour Lipton.
La predilezione per la linea in opposizione alla massa, come nell’arte orientale


In quell’occasione, nel catalogo della Biennale, Frank O’Hara faceva lucidamente il punto sugli esiti fino a quel momento raggiunti dall’artista e parlava della sua pittura facendo riferimento alla sua «predilezione per la linea in opposizione alla massa» (la massa come elemento tipico della cultura e dell’arte dell’Occidente, la linea di quelle dell’Oriente) citando il confronto che egli aveva cercato con alcuni maestri della pittura orientale e che Tobey stesso riassumeva sottolineando di essere giunto «a scoprire da me stesso che si può ‘vedere’ un albero non solo in termini di luce e di massa, ma anche come linea dinamica».Su questi presupposti si è poi sviluppata tutta la sua arte, segnata dapprima dalla “scrittura bianca” (la white writing), fondata sulla calligrafia orientale, e poi evoluta nella scrittura di colore, a volte in una costruzione spaziale densa e composita, altre volte in una semplicità grafica disarmante.


Il catalogo con saggio introduttivo di Heiner Hachmeister, del Comitato Mark Tobey di Muenster


La mostra è accompagnata da un catalogo introdotto da un saggio di Heiner Ha-chmeister, del Comitato Mark Tobey di Muenster, che definisce Tobey «mediatore tra Oriente e Occidente» e sottolinea i «contatti» italiani del maestro americano, da quelli iniziali con Piero della Francesca e i suoi affreschi di Arezzo a quelli con Piero Dorazio, i cui «lavori degli anni ’50 - scrive - anche se alimentati concettualmente da fonti costruttiviste, sono stati senza dubbio influenzati da Tobey, almeno per quanto riguarda la loro superficie visiva». Ma anche, da non trascurare, gli influssi sulla prima produzione di Tancredi.


a cura di Valentina Redditi
Scheda Tecnica
“Mark Tobey. Mediatore tra Oriente ed Occidente”fino al 17 luglio 2009
Galleria BluMilano, Via Senato 18
Orario di apertura:lun-ven, ore 10-12.30 e 15.30-19; sab, ore 15.30-19; dom e festivi chiuso
Biglietti:Ingresso libero
Catalogo:con saggio introduttivo di Heiner Hachmeister (Comitato Mark Tobey di Muenster)
Info:Tel. (+39) 02 76022404
Uessearte Como, Via Natta 22
Tel. (+39) 031 269393 - Fax (+39) 031 267265

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