domenica 25 ottobre 2009

CORPI E ROBOT

Reperti archeologici, disegni, volumi e riproduzioni di codici miniati che descrivono gli automi realizzati dagli arabi fino ad arrivare agli androidi sei-settecenteschi. E' la mostra "Corpo, automi, robot. Tra arte, scienza e tecnologia", a Lugano: un'indagine sul rapporto tra il corpo umano e la rappresentazione che di esso è stata data da queste tre discipline

Enrico Prampolini, Geometria della voluttà, 1922-1923

Fin dalla preistoria un impulso magico e forse anche ludico spinse l’uomo a riprodurre persone e animali in disegni propiziatori sulle pareti delle caverne o in statuette dalle forme abbondanti.

Fernand Léger, Le chauffeur nègre, 1919

Qualche artista volle poi superare i contorni statici della figura bi o tridimensionale e tentò anche di riprodurne qualche movimento, con tecniche limitate e ancora ingenue, in semplici giocattoli o in mostri semoventi. Queste lontane radici degli automi sono spesso irriconoscibili, ma ancor più spesso ignorate, perché la tecnologia risolve problemi pratici, ma non si cura della propria storia.

Fortunato Depero, Bambola blu, 1917

La mostra “Corpo, automi, robot. Tra arte, scienza e tecnologia”, indaga il rapporto tra il corpo umano e la rappresentazione che di esso è stata data da queste tre discipline.

Christian Bailly, L'oiseleur, 2000

La rassegna, organizzata in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta di Milano, e che s’inaugura sabato 24 a Lugano, è allestita nelle due sedi di Villa Ciani e del Museo d’Arte. La prima ripercorre la storia degli automi, proponendo un excursus dalla Grecia classica - la meccanica come disciplina è un’invenzione greca del V secolo a.C. - ai nostri giorni.

Francis Picabia, Etude pour la Novia, 1916-1917

L’età d’oro degli automi è il XVIII secolo, con lo sviluppo dell’orologeria e della meccanica fine, e sono per lo più gli orologiai che li costruiscono. L’obiettivo non è solo divertire, ma imitare e riprodurre le caratteristiche del vivente. L’esposizione parte da reperti archeologici, disegni, volumi e riproduzioni di codici miniati che descrivono gli automi realizzati dagli arabi; passa poi agli androidi sei-settecenteschi.

Henri Louis Jacquet Droz, Le Dessinateur, 1774

Ecco il “Dessinateur”, realizzato da Pierre Jacquet Droz e suo figlio Henri-Louis nel 1775: il bimbo-automa, i cui occhi seguono la punta della matita mentre comincia a schizzare i primi tratti, che compiuta l’opera soffia sullo schizzo per levare i residui lasciati sulla carta dai diversi passaggi della mina di piombo. Poi si giunge alla robotica con, tra le diverse applicazioni, un robot dalle sembianze umane in grado di fungere da guida in musei e sostituirsi ad attori di teatro.

Il Museo d’Arte, invece, esplora le principali correnti artistiche del Novecento sulla tematica del rapporto corpo-macchina e corpo-tecnologia.

Man Ray Etiquette -Coat Stand, 1919-1920

Dalle opere dei dadaisti, con tra gli altri, le bizzarre macchine di Marcel Duchamp e Francis Picabia e l’immagine donna-manichino di Man Ray, alle declinazioni futuriste sulla modernità, con opere di Giacomo Balla, Fortunato Depero, Enrico Prampolini e Mario Sironi.

Jean Tinguely, metaMatic n.14, 1959

Poi le macchine di Jean Tinguely e ancora…

“Corpo, Automi, Robot. Tra arte scienza e tecnologia”

Museo d’Arte, Riva Caccia 5 - Lugano - Svizzera

Villa Ciani, Parco Civico - Lugano - Svizzera

Durata: 25 ottobre - 21 febbraio 2010

Orari: martedì – domenica 10.00 – 18.00; chiuso lunedì e 25-26 dicembre

Ingressi alle due sedi: intero Fr. 18 / € 12 – ridotto Fr. 12 / € 8

Ingresso a una sede: intero Fr. 12 / € 8 – ridotto Fr. 8 / € 5

Informazioni: 0041 (0)58 866 72 14

e-mail: info.mda@lugano.ch

Catalogo: Mazzotta

Presentando il biglietto d’ingresso alla mostra si avrà diritto alla riduzione per l’entrata al Museo Cantonale d’Arte, Via Canova 10, Lugano, che completa il progetto approfondendo il tema del volto con la mostra “Guardami. Il volto e lo sguardo nell’arte 1969-2009” (80 opere di oltre 40 artisti) e viceversa.

Info: 0041 (0)91 910 47 - http://www.museo-cantonale-arte.ch/

di Simonetta M. Rodinò

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