Il suo percorso artistico inizia nel 2006 e da allora ha già al suo attivo numerose mostre personali e collettive.
La sua espressione artistica si caratterizza per l’originalità del procedimento formale: le proprie mani. Con una sparge i colori ad acrilico, con l’altra sorregge il cellulare che riporta a modello la fotografia del proprio volto.
La tavolozza pittorica di Troilo è sull’uso di due colori: avorio e grigio di payne. Questo per eliminare i mezzi toni e per dare forza e vigore ad ogni pennellata.
L’opera complessiva nasce a partire da un particolare fisionomico, come il naso o la bocca, fino ad arrivare alla costruzione dell’intera massa facciale.
La forza espressiva nelle sue tele è la trasmissione di forti emozioni come gli atteggiamenti di urla e grida che vogliono rappresentare l’irruenza dei sentimenti e delle pulsioni più profonde.
Paolo Troilo si autoritrae. Disperato. Si contorce dal dolore. Grida. Lo sguardo allucinato, terrorizzato. L’espressione contrita, deformata. Il corpo seminudo schizza via dallo sfondo neutro della tela e prende vita davanti al nostro sguardo.
Bagnata, densa, sporca, la pittura di Troilo si nutre di tormenti, di dolorosi ricordi e ossessionanti fantasmi, che albergano nella sua mente e viaggiano fino a noi in un transfer che ci mette a dura prova.
Cicatrici di vecchie ferite emotive, tracce di eventi sconvolgenti, traumatici, come una perdita improvvisa. Eppure, così noi viviamo, per sempre prendendo congedo (Rainer Maria Rilke).
Nessun commento:
Posta un commento