Dal 30 marzo al 15 luglio2012
Casa dei tre Oci – Isola della Giudecca
Casa dei tre Oci – Isola della Giudecca
Membro dal 1953 della storicaAgenzia Magnum, fondata al termine della seconda guerra mondiale da un gruppo di fotografi fra i quali Henri Cartier-Bresson eRobert Capa, Erwitt non solo ha raccontato con piglio giornalistico gli ultimi sei decenni della storia del nostro mondo edella civiltà contemporanea, ma ha saputo cogliere in una serie di immagini in bianco e nero gli aspetti più tragici e quelli più divertenti della vita che è passata di fronte al suo obiettivo.
Il linguaggio privilegiato con il quale ha compiuto questa difficile impresa è quello dell’istantanea, da cui risulta tutta l’ironia di un universo congelato in pose bizzarre, ma anche l’insospettabile perfezione formale che può scaturire dal caso.
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Ad accoglierti come un pugno, appena dopo la porta d’ingresso, però, è la foto di un bimbo nero di Pittsburgh, pistola puntata alla tempia e un sorriso che è come un gioco.
E’ la foto cui Eliott Erwitt, icona della fotografia del ‘900 e fotografo della Magnum dagli anni ’50 è più legato, e per questo l’ha voluta lì, proprio all’entrata della sua personale fotografica, che rimarrà ai Tre oci fino al 15 luglio prossimo. «La storia che c’è dietro? Non me la ricordo - dice -ma non è questo che conta». La foto basta a sé stessa. Il bambino sorride, la pistola luccica nel sole e nelle sue mani piccole, piccolissime. «Questa è la sua grande forza: Elliott Erwitt riesce in uno scatto per riassumere tutto quello che c’era da dire - dice Denis Curti, il curatore - quasi non esistono delle sequenze, nei suoi lavori. I reporter hanno bisogno di più di una foto per raccontare la realtà. Alui ne basta una». Letture ironiche di incontri anche istituzionali
(come quello di Nixon e Krushev, con il dito indice di Nixon sul petto del leader russo), contrasti voluti. Nei tre piani dell’esposizione le foto, sono posizionate a tematiche.
C’è la stanza dei «ritratti»,
con Marilyn che occhieggia sinuosa sopra un libro volutamente «serio», quella delle «coppie», che ritrae matrimoni di ogni tipo (nudisti, famiglie istituzionali, una scena scanzonata a tre,
con il testimone e gli sposi), la stanza dei «jumping dog» e quella dei «musei»,
in cui è ospitata la foto del Prado di Madrid con la Maya desnuda di Goya,
il bacio nello specchietto retrovisore, ma anche Barack Obama (unica foto a colori della mostra) al termine della sua campagna. Le foto (tutte) sono come lui. Senza sbavature, senza nulla in più, ironiche e canzonatorie come la trombetta che si porta dietro, e suona, irriverente, quando qualcosa non va. Firmata da Erwitt è anche la campagna di Jacob Cohen, il noto marchio di jeans (di Adria), che ha rivisto due delle sue foto storiche: il «jumping dog», appunto, e la Maya del Prado. «La foto del Prado per la campagna di Jacob Cohen, è stata scattata in uno studio del Bronx - spiega Erwitt - abbiamo ricostruito tutto, le pareti, la disposizione dei quadri, perfino il pavimento. Chissà se quelli del Prado saranno contenti ».
La mostra, curata nell’edizione italiana da Denis Curti e promossa dalla Fondazione di Venezia, è aperta dal 30 marzo al 15 luglio, tutti i giorni dalle 10 alle 19, il sabato dalle 10 alle 22 (chiuso il martedì). Info: info@treoci.org, 041 241233
Fonte
© Elliott Erwitt / Magnum Photos
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