Questo lavoro da un lato propone al pubblico una visione complessiva del luogo e della sua quotidianità, dall’altro apre ad un momento di riflessione sull’umanità attraverso il sincretismo religioso. Assistiamo così a passaggi visivi tra ritratti di uomini, dove il bianco e la luce – sinonimo di purezza – si stagliano con forza contrapponendosi al nero, al buio dei riti tribali. E’ la contrapposizione tra il “Cristianesimo Celeste” e lo spiritualismo dei riti “Vudu”, in un vortice che trascina dentro sciamani e feticci, momenti di preghiera cristiani e spiriti in trance.
Paolo Grappolini nel suo lavoro trova una forza espressiva che gli permette di mantenere lo stato delle cose raccontando la realtà così come si presenta, con la missione di smuovere le coscienze senza scadere nella retorica. L’autore è “dentro” la scena, imbevuto nell’avvenimento, drammatico o no, e da questa posizione privilegiata lo consuma, lo racconta, per poi farlo rivivere nella testa, nel cuore e nell’animo del suo osservatore.
all images © paolo grappolini
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